L’autunno mi ha reso duro, la terra mi ha visto nascere.
Il lavoro mi ha irrigidito, ma anche donato grandi soddisfazioni.
Fra campi e pascoli, sono cresciuto.
Accanto alle piante di mirto, mi sono seduto.
Dinanzi alla rara bellezza di un corbezzolo, ho gioito.
In completa solitudine, ho guardato il cielo e le nuvole scorrere leggere
trasportate dal vento.
Così amo stare: nella mia campagna, tra rumori e sapori. Fra ginestre,
lentischi, cisti e pini.
E mentre lavoro la terra, alzo il volto e osservo il mare.
Rifletto. Sorrido. Sono fortunato a far parte di questo angolo di paradiso.
Qualcuno si lamenterà dei miei tratti rudi e del mio atteggiamento severo,
ma sono silenzioso e difficilmente scendo a compromessi.
Mi presento: il mio nome è Cannaresu. E non sono un comune piatto.
Sono una combinazione di genuinità e semplicità.
Sono robusto, selvaggio e so anche essere schivo, un po’ come la terra in
cui vivo. Ma solo per chi non ha il coraggio di addentrarsi. Esplorandola
fino in fondo.